Una di quelle cose semplici, che semplice non è….
L’inizio
Nell’ottobre del 2018, in un pomeriggio soleggiato e tiepido, presi una manciata di farina, un po’ di farina di segale, un pezzetto di pera che stavo mangiando per merenda e un goccio d’acqua.
Ne formai una pallina grigiastra che misi in un barattolo di vetro coperto da una garza inumidita. Ero scettica, ma molto risoluta: quella massa della consistenza del pongo sarebbe diventata lievito madre, il mio, e con quello ci avrei fatto il pane in casa.
Alla ricerca delle bolle perfette
Passarono i giorni in un susseguirsi di rinfreschi maldestri e tentativi deludenti, ma alla fine eccolo il pane!
In cassetta (quello che non “sbagli” mai) e poi panini, focacce, pizze fragranti… Ma soprattutto pagnotte dorate, dalla crosta croccante e la mollica soffice soffice. Un pane rustico, fatto con le farine più grezze, ma gentile e buono sempre. Anche quando ormai raffermo.
Ne ho sfornato tanto di pane da quel giorno, ogni settimana, senza avere più bisogno di comprarlo, senza farmi toccare dalla mancanza di lievito del lockdown del 2020, senza essermi pentita un solo istante di quell’esperimento di 4 anni fa.

Resta comunque vero che “fare il pane” richiede costanza, tempo per imparare e dedizione a sufficienza per scrollarsi di dosso i fallimenti e ripartire di nuovo.
Poi però quel giorno arriva: la pagnotta nel forno cresce, la crosta esplode, il pane diventa bello come mai visto prima. E poi il profumo, la lama del coltello che affonda e bolle meravigliose che bucherellano tutta la mollica.
Un anniversario importante
Ecco allora il gioco del pane, quello che si ripete ogni giorno da secoli, in un susseguirsi di mani sporche di farina e gesti precisi. Mani che impastano e mani che spezzano. Mani che porgono e dall’altra parte mani che ricevono.
Fare il pane in casa credo sia questo, più di tutto, un ritorno a quel “essere umani” antico e puro.
Dopo 4 anni e tanti esperimenti più o meno riusciti, sono qui, a raccontare a braccio della mia vita semplice, che poi tanto semplice non è. Una vita fatta di lunghe passeggiate, orto naturale, pozioni, pane appena sfornato e gatti. A braccio, spontaneamente, fra immagini e pensieri che scorrono veloci sotto le dita.
Come per magia.

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