Silenzio…
Fra il 6 e il 15 gennaio
Giorni un po’ così quelli subito dopo l’Epifania, con la casa che ancora non si è scrollata di dosso il Natale (o forse quella sono io?) e il tarlo in testa di “chi me lo ha fatto fare di iniziare a scrivere un blog che parla di Natura, orto e autoproduzione proprio in autunno inoltrato?”.
Poi mi guardo attorno, mi calmo, rifletto.
Ciò che sembra apparentemente morto e spoglio attorno a me è in realtà pieno di vita. Vita in fermento, che nel buio e nella quiete dell’inverno si prepara ad esplodere in tutto il suo splendore.
L’inverno è il tempo dell’anno in cui si fanno progetti, si cura la casa, si accumulano conoscenze utili per i mesi a venire. E così anche io sto facendo, con la voglia di partire da zero nel raccontare come nasce ciò che è la nostra speciale vita di tutti i giorni. Pensandoci bene, non esiste momento dell’anno migliore per cominciare, anche se ciò che succede ora può sembrare piuttosto lento e ovattato.
Verrà il tempo dei semi, dei fiori, dei raccolti, della dispensa che si riempie, ma ora no. Questo è l’inverno, il tempo del silenzio, della nebbia e dei sogni.

Curare la casa
Inteso come il luogo in cui viviamo, ma anche quel posto più intimo in cui abita o trova conforto il nostro cuore.
Sono stati giorni di liberazione dal vecchio, dal superfluo o da ciò che ha semplicemente smesso di assolvere al proprio compito, sia a livello mentale che a livello più tangibile. Non vi nascondo che ciò ha anche comportato una certa dose di pianti senza motivo, mani sporche e schiene indolenzite, ma quanto ne è valsa la pena!
Finalmente abbiamo liberato e ripulito il vecchio caminetto che se ne stava nella rimessa accanto a casa. Inutile dire che non vedevamo l’ora di accenderlo e di godere del profumo della legna, del suo calore, di quell’antico raccoglimento che si prova solo davanti al fuoco. E poi ci saranno le grigliate, le caldarroste e le patate cotte nella cenere come una volta. Che spettacolo!
È anche cominciato per me il momento di pensare al giardino in vista delle semine e dei trapianti di primavera, anche se l’inverno qualche piccolo progetto lo offre.
Incrocio le dita per alcune talee di melo e lampone che ho provato a propagare dopo le potature. Ciò che si vede ora sono solo “rami secchi” piantati nel terriccio, sarà la prossima primavera a dirci se le radici sono spuntate e con loro una nuova pianta.

Non posso inoltre che saltellare come una bambina davanti al cavolo nero baciato dal primo gelo. Ciò significa che è arrivato il momento migliore per raccoglierlo e farci la ribollita assieme al pane vecchio.
L’aglio seminato a metà dicembre già sta crescendo ed è mia intenzione approfittare dei pochi giorni di luna calante per piantarne altro; una volta anzi si diceva che gennaio fosse il mese migliore. Aspettando la primavera per le deliziose foglie ed i primi giorni d’estate per il raccolto.
Una passeggiata nella campagna di gennaio
Camminare. Per me è sempre stata una terapia, un momento solo mio che ho preteso non solo qui, ma anche nella mia parentesi di vita in città. Non potrei pensare di stare per troppo tempo senza l’aria fresca nei polmoni, la pace del paesaggio attorno a me. Suoni, immagini, profumi, dettagli… Camminare è un esercizio per il corpo, ma anche un allenamento per i sensi e per riconnettermi con loro.
Vicino a casa il calicantus è nel pieno della fioritura, un profumo meraviglioso avvolge l’intero cespuglio, mentre non si può che ammirare la delicatezza e la tenacia di quei fiorellini nati dai rami spogli.

Poco più in là un guscio di noce _probabilmente del nostro albero_, aperto alla perfezione. Sono le gazze ladre, animali intelligentissimi, che le aprono con il becco per mangiarle, esattamente come facciamo noi. Proprio per questa ragione non raccogliamo mai completamente noci e nocciole dai nostri alberi; a noi cambierà poco, per gli animali selvatici invece farà una differenza enorme in quanto fonte di calorie essenziali nei mesi più freddi.
Nel secco di inizio inverno, comunque splendido, resiste qualche pianta. Le più tenaci hanno ancora voglia di fiorire, forse invogliate dalle temperature fin troppo miti dei giorni scorsi, forse messe in crisi dalle prime spolverate di gelo.

Bello come non mai è invece il prezioso muschio, un vellutato mantello nelle zone più fresche, all’ombra e a nord. Ne è spuntato anche lungo il tronco della grande quercia qui vicino e non farà alcun danno, anzi. Donerà bellezza, un comodo cuscino per gli animali che vorranno trovarvi rifugio e una preziosa riserva di acqua per il suolo e per chi avrà bisogno di bere. Guai a farne razzia, vi prego. È fra le piante più golose di anidride carbonica e, santo cielo, quanto ne abbiamo bisogno!
Arriva alla fine il tramonto e il cielo screziato promette una notte fredda. È tempo di rientrare, sono le 5 del pomeriggio; abbiamo già guadagnato mezz’ora di luce in più.

Bellissimo quello che scrivi
Mi ritrovo in molto..specie x l amore per le passeggiate en plein air a spiare l orto il giardino cio che pare dormire inve ce sta lavorando come dici te..
L idea delle patate cotte nella cenere mi ha ricordato la ricetta di mia nonna..bravissima che continui a tener vive queste tradizioni ❤
Daniela
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Sempre di una dolcezza unica! Grazie di cuore. Sono molto felice di non essere la sola ad apprezzare i dettagli e le piccole cose di ogni giorno. Le patate nella cenere le sogno da tanto, proprio perché era una di quelle cose che vedevo preparare da bambina e da una vita non le mangio. Non vedo l’ora!
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Chissa che bontà…😍..
Sai da me il calicanto è invece già sfiorito perché quest anno non avendo mai fatto freddo è fiorito molto in anticipo..sennò anche da me gli altri anni a gennaio era nel pieno della sua fioritura 🌼
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Che peccato… Anche qui in effetti siamo verso la seconda metà della fioritura. Altro piccolo danno di questo clima pazzo.
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